Era il tempo delle biciclette, dei furti nei campi di pannocchie, Delle estati infinite, dei ghiaccioli e delle gite. Era il tempo dei compiti copiati nell'ora della ricreazione, Delle risa incontrollate davanti al professore. Era il tempo, di quel tempo, che va con il rallentatore E il motorino un'astronave per portarci fino al mare. Dimmi scrivi ancora le poesie, ti ricordi la vergogna, io, nel leggerti le mie Dimmi come sta la tua chitarra, le volevi proprio bene, Io nonostante tutto la suono ancora male. Era il tempo delle passeggiate, di Roma di notte e delle strade, E dell'alba che si aspetta, e in due, una sigaretta. Era il tempo della sala giochi e intasca mille lire, Le giacche messe a terra e tutti dietro ad un pallone. Era il tempo, di quel tempo, che lo stereo era un cannone, Su il volume e il mondo fuori poteva anche finire. Dimmi l'hai capito poi il migliore fra Kant e Schopenhauer, fra Zagor e Dylan Dog Dimmi l'hai vista poi Parigi? ce l'hai portata lei? Mi è successo di incontrarle è ancora bella come mai. Ora il tempo corre e non ti guarda e chissà da te da dove arriva il vento? Qui da allora spesso è mare mosso, io come sempre annuso l'aria e faccio quel che posso. Dimmi scrivi ancora le poesie, ti ricordi la vergogna, io, nel leggerti le mie Dimmi l'hai capito poi il migliore fra Kant e Schopenhauer, fra Zagor e Dylan Dog.