Quello che ho lo cedo a te, Viaggerò scabro e leggero perché Non servirà nulla di quanto ho raccolto, lo sai, Dove andrò Non sei quello che hai. Non tremo, non temo, Ma strano: mi stupisco io per primo. Già sento lo schianto, Eppure non ritrovo le paure. E la mia fine la scrivo da me Che con te Ho il mio splendido apice... Scegliendo un destino, rigetto il declino Comprimo in istante, in stella danzante Ciò che differito subirei impoverito, Ma io non sarò miserevole mai e poi mai Perché della morte, semmai, io me ne rido: E rideremo, vedrai. Solo che poi, in tutta onestà, Mi sorge il dubbio che non sia viltà La vita che potrei avere invecchiando con te, Certo, si, E' naturale così. Ma penso, in compenso che Sia vile adattarsi in un porcile: Putrescente Occidente Che impone ciò che in modo abbietto teme Ma non nominarla non lo salverà, Morte dà, Morte riceverà. E sarà feconda, l'aratro che svelle la zolla Profonda, Tenessi alla pelle non potrei cacciarmi il temibile Sfizio Di esser giudizio, sentenza e condanna per voi, E della morte, perciò, io me ne rido E tanto peggio per voi. Per voi Per voi!