Lasciava il piano terreno il magazzino l'ufficio La scrivania il panno verde rosa d'inchiostro I libri contabili il telefono grigio a Rotella coi tasti uno bianco uno rosso Lasciava il piano abitativo primo il soggiorno col finto camino La carta da muro rombi d'arancio La sala degli ospiti chiusa nel buio L'appendiabiti in legno barocco e velluto amaranto Per la scala del solaio Il cigolio della porta in truciolato opaco Era il passo al budello che non vide mai luce Tranne il lampo della torcia a pila oppure Alla cieca scrutammo nel palmo il ruvido al tatto Passi quattro poi destra poi quattro poi destra poi sei Dalla stanza dell'arcolaio tessuto del ragno Zitto e i suoi passi tra ingombri di armadi e Vecchi bauli con dentro corredi e ricami tarlati Trapassando nel buio di una lampada Nuda appesa al suo impianto di fortuna E alla finestra oscura del vacuo Un velo inutile mai gettato È buono per dopo Nudo superfluo e stipato Alla fine sbadata di un giorno E in debito cronico di sonno La scala del solaio Da quando fu florido a quando non resse più la testa sul collo Tutto quello che gli serviva davvero dal mondo Un angolo sudicio e tutta una notte dilatarsi nel caos È la scala del solaio E ciao