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Klimt 1918 - Stupenda e misera città lyrics

Artist: Klimt 1918

album: Jugend


Solo l'amare, solo il conoscere conta
Non l'aver amato
Non l'aver conosciuto
Dà angoscia il vivere di un consumato amore
L'anima non cresce più
Ecco, nel calore incantato della notte, che piena quaggiù
Tra le curve del fiume e le sopite visioni della città sparsa di luci
Echeggia ancora di mille vite
Disamore, mistero, e miseria dei sensi, mi rendono nemiche le forme del mondo
Che fino a ieri erano la mia ragione d'esistere

Annoiato, stanco, rincaso, per neri piazzali di mercati, tristi strade intorno al porto fluviale
Tra le baracche e i magazzini misti agli ultimi prati
Lì mortale è il silenzio
Ma giù, a viale Marconi
Alla stazione di Trastevere, appare ancora dolce la sera
Ai loro rioni, alle loro borgate, tornano su motori leggeri
In tuta o coi calzoni di lavoro ma spinti da un festivo ardore
I giovani, coi compagni sui sellini, ridenti, sporchi
Gli ultimi avventori chiacchierano in piedi con voci alte nella notte, qua e là
Ai tavolini dei locali ancora lucenti e semivuoti

Stupenda e misera città
Che m'hai insegnato ciò che allegri e feroci gli uomini imparano bambini
Le piccole cose in cui la grandezza della vita in pace si scopre
Come andare duri e pronti nella ressa delle strade
Rivolgersi a un altro uomo senza tremare
Non vergognarsi di guardare il denaro contato con pigre dita dal fattorino che suda
Contro le facciate in corsa in un colore eterno d'estate
A difendermi, a offendere, ad avere il mondo davanti agli occhi e non soltanto in cuore
A capire che pochi conoscono le passioni in cui io sono vissuto
Che non mi sono fraterni, eppure sono fratelli proprio nell'avere passioni di uomini
Che allegri, inconsci, interi vivono di esperienze ignote a me
Stupenda e misera città
Che mi hai fatto fare esperienza di quella vita ignota
Fino a farmi scoprire ciò che, in ognuno, era il mondo
Una luna morente nel silenzio, che di lei vive
Sbianca tra violenti ardori, che miseramente sulla terra muta di vita
Coi bei viali, le vecchie viuzze
Senza dar luce abbagliano
E in tutto il mondo, le riflette lassù un po' di calda nuvolaglia
È la notte più bella dell'estate
Trastevere, in un odore di paglia di vecchie stalle, di svuotate osterie, non dorme ancora
Gli angoli bui, le pareti placide risuonano d'incantati rumori
Uomini e ragazzi se ne tornano a casa
Sotto festoni di luci ormai sole
Verso i loro vicoli, che intasano buio e immondizia
Con quel passo blando da cui più l'anima era invasa
Quando veramente amavo, quando veramente volevo capire
E come allora, scompaiono cantando

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