(P.Conte) Due note e il ritornello era gi? nella pelle di quei due Il corpo di lei madava vampate africane, lui sembrava un coccodrillo? I saxes spingevano a fondo come ciclisti gregari in fuga E la canzone andava avanti sempre pi? affondata nell? aria? Quei due continuavano, da lei saliva afrore di coloniali Che giungevano a lui come da una di quelle drogherie di una volta Che tenevano la porta aperta davanti alla primavera? Qualcuno nei paraggi cominciava a starnutire, Il vantilatore ronzava immenso dal soffitto esausto, I saxes, ipnotizzati? dai movimenti di lei si spandevano Rumori di gomma e di vernice, da lui di cuoio? Le luci saettavano sul volto pechinese della cassiera Che fumava al mentolo, altri sternutivano senza malizia E la canzone andava elegante, l? orchestra era partita, decollava? I musicisti, un tutt? uno col soffitto e il pavimento, Solo il batterista nell? ombra guardava con sguardi cattivi? Quei due danzavano bravi, una nuova cassiera sostituiva la prima, Questa qui aveva gli occhi da lupa e masticava caramelle alascane, Quella musica continuava, era una canzone che diceva e non diceva, L? orchestra si dondolava come un palmizio davanti a un mare venerato? Quei due sapevano a memoria dove volevano arrivare? Un quinto personaggio esit? Prima di sternutire, Poi si rifugi? nel nulla? Era un mondo adulto, Si sbagliava da professionisti...