Sembra di vedere ancora quella luce, Che filtra da sotto la porta chiusa, Dici che le chiavi ce le hai strette in tasca, Crederci fa un po' meno paura A me sembra più quella notte al parco Per quelle del tuo motorino, Chinati a cercarle nell'erba E solamente con l'accendino Guarda Stiam tornando a casa a piedi ancora Con le stesse domande, Con le stesse idee un po' balorde Sotto mosaici di finestre accese spente. Inquadratura panoramica sul viale che Ha accompagnato i primi passi Lo stesso delle olimpiadi di atletica leggera Improvvisate la mattina con i libri sulla schiena. Sto parlando di questo. Di autobus persi, o presi per sbaglio Di viver di fretta come fosse sempre un'ultima chance, Come se fosse sempre l'ultima corsa. Tutte le gomme da masticare appiccicate All'asfalto, alle strade di una vita Sono i fastidi che c'ha dato esser sempre noi stessi Ma dalle suole abbiam staccato con le dita E abbiam provato a metter tutto giù in cantina Ad archiviare la faccenda in una borsa scura, Ma la cerniera ogni volta si inceppa, Ha i denti storti, del tutto simili ai nostri. Aspetti la pioggia e speri che Possa portarsi via assieme a tutte le foglie Anche certe giornate storte Tutte le scelte sbagliate di una vita e possa Farle scivolare piano sotto la città, Nell'apparato digerente Però le tubature assomiglian più ad un intestino E un giorno o l'altro tutto torna a galla da un tombino E amico, forse è proprio quello il momento Per dare il colpo di reni Per fare un ultimo sforzo, Mentre ogni cosa dice di fermarti, Di tornare indietro Quello è l'istante perfetto Per allungare il passo. Come Bonatti quando abbraccia la croce che sta in cima Che anche se ha un anima di ferro sembra umana A volte penso che l'impresa più grande per un uomo Sia riconoscere il proprio Cervino.