Prendi questo cielo in scala di grigi nella foto in bianco e nero e molto simile al reale Prendi le facciate delle case appiccicate l'una all'altra sembran fatte di cartone Quante volte sotto il porticato abbiam picchiato i piedi forte convinti di farle cadere, Oggi sono ancora lì allo stesso posto che ci guardano dall'alto e non temono alcun passo Prendi questa come una canzone tra le tante, poco memorabile scritta da un anonimo cantante Che spesso ha puntato il dito contro il mondo e ora prova a rigirarlo su sè stesso Quasi come una preso di coscienza, un'ammissione di colpa O come scusa per suonar la proprio voce un'altra volta Abbiam riso di mio padre perché è un aitaliano scarso E ha rimpianti che san di 1900 Ma al momento di levarci i nostri sassi dalle scarpe ci siamo accorti da non aver saputo fare di meglio Siam stati i cavalieri erranti del nuovo millennio, Antieroi antipatici e un po' perfino noi stessi Gridavamo forte contro i grattacieli diretti discendenti dei mulini a vento Prendi come lecito il sospetto Che a romper le vetrine sia stata puù l'invidia che la rabbia, Troppo lunga il giorno dopo quella coda dei pretendenti al posto gisso in banca, Tutti con le righe scritte bene le esperienze formative, nella foto in bianvo e nero tutti san parlare inglese A ripeterci tra noi non siam parte del sistema, Ma aspettiamo il nostro turno, tutti quanti in fila indiana E ora in questo tempo devastato e vile Far la parte di chi è in lotta sembra quasi un'occasione Da chi fa partire il coro a chi sta in ultima fila, A chi sa far la voce grossa solo sopra una tastiera C'è un megafono per tutti, quando accendi raramente Hai un'idea di quanto è spesso il muro che hai davanti Forse siami solo stanchi Di sentir le nostre voci scomparire così in fretta Chiediti dove son finite ora Le convinzioni di un tempo, Intransigenza e fierezza da sostenere fino in fondo, Fino in fondo alla notte, Questo è il nostro mattino dopo, La voce roca accordata un tono sotto, I sogni erano illusioni e si son spenti tra le poche idee e i troppo mozziconi Però abbiamo imparato anche a sorridere Assieme alla premura di sputare il fumo fuori dalla finestra Ci stringe un po' al collo e un po' ci somiglia questa natura moderna Da levarci con un gesto la sera e riporre dall'armadio Tale all'altra e tutti ugali sulla gruccia Dentro sogni di ragazzi giocavamo a far la storia con le nostre pistole di legno, Siam cresciuti siami scesi in piazza Ma quelle nuove eran di plastica con il tappino rosso Ti ricordi dei fucili quelli veri Del mio nonno cacciatore sotto chiave in salotto Troppo presi a fare bang con la voce Non ci siamo chiesti ancora che fine han fatto