Nebbia e un castello rovesciato Acqua che brucia, nuvole di tufo Candidi solchi che il pennello ha lasciato Racconti d'amore, occhi di gufo Era iniziato il tempo del sogno Intinsi la mia punta nella luce Avevo già imparato dal buio Come si acceca, come si cuce Sono un vagabondo che cura La vite arrampicata sulla schiena della storia Ed è con le carezze che sciolgo la corda Che stringe i ricordi, limpidi o torbidi Traditi, riemersi, dimenticati o persi della mia memoria ♪ Terra delicata e ribelle Divisa dalla lingua e dall'aratro Amore nato in un groviglio di stelle Uno sbaglio che profuma di bucato Era già il tempo del risveglio Quando mi fidai del coro di regine Il miele scivolò sulla pelle del caglio Si diffuse oro tra le colline Fu quello il momento in cui il lampo Ha reso gemelli gli amanti, in un campo L'aria di mare ed i sensi abbracciati E gli occhi di quel bimbo cerbiatti appena nati Finisce la festa, i diavoli affamati, ecco la tempesta ♪ La spada spezzò il tamburo del tuono Il cuoco Aleramo, Alasia la ricamatrice Ottone li perdonò, propose il suo dono Ogni ferita divenne cicatrice Un cavallo di vento e di piuma Sul profilo mutevole del bosco Era ormai il tempo dell'uva Io un pennello ubriaco di mosto Non più di tre al buio non più di tre alla luce Clessidra che folle mi acceca Ma cuce il gran fiume alle colline A colpi di zoccolo, sabbia e mattone Questa terra avrà un nome, è così che è nato il Monferrato ♪ Io sono sguardo acerbo che intinge La punta delle ciglia nel cielo ed attinge Il verbo dalle foglie in cui s'impiglia Intreccio e poi traccio le trame, vi consolo Raddrizzo la curva di ogni parola È così che volo