Con lembi di nubi Fasciava il suo petto E strappando dal cielo un pezzetto, Di tiepido azzurro lucente, Copriva con niente Le spalle perfette. Con tinte cavate dalle acque più fonde, Con stoffe di onde, Cuciva il suo scialle, E due spille, Dal sole al tramonto forgiate, Appuntava a un corpetto, Tessuto rubando alle fate, Il brillio dell'argento. Non contento Spalmava poi in basso, Con abili mosse ondulate, Una gonna di luci di stelle, E con un sogno ribelle Ne orlava splendente la fine, Intrecciata con crine, D'un cavallo bianco. Creava poi un calzare, Di pelle di luce di fiamma, E come gomma, Più dura per suola di scarpe, Usava la parte da pestare: Il suo volerla lasciare, Pressando in un torchio ogni rimorso Il suo essere orso, E un po' perso. Amava vestirla di luce Ma non era capace, Cercava la pace, Perciò stanotte tutto tace, A domani il vestito di note, A incipriarle le gote Penserà qualcun altro.