Un frutto di linfa in cenere amara Come in un deserto di sole Che fa sentire a chi nasce e chi muore Un'arsura più atroce, Ma senza che sulla sabbia Sfiorisca in bellezza. Perduto ora e per sempre È il mio sguardo limpido Che fremeva nelle nostre passioni più ardite, In qualunque manifestazione di tenerezza. È rimasto l'odio di ogni abbandono Per debolezza. E non amo più a sufficienza La mia coscienza Per avere pietà di me stesso. Che la morte, Orfana di spazio e luce, Mi abbia sfiorato con le sue ali d'angelo È quello che importa. Perché quello che importa è che ora io abbia un nemico Molteplice, Attivo, Che vive dentro di me; Lo ascolto, Lo sento, Lo spio E so che mai lo vincerò senza lottare. Amore scomparso, Signora delle Vallate dagli Occhi Tristi, Dove di Te narrano i tristi profeti, La mia è una supplica: Per me non pregare Perché alla mia riconoscenza avrebbe il sacro diritto L'aiuto di Dio. Quando si farà giorno in quell'arsura più atroce, Signore, so che anche lottando, Di sbieco fissando il Tuo sguardo, Linfa in cenere amara, So che anche lottando mai l'avrò vinta. Ma tieni a mente una cosa; tieni bene a mente una cosa: Quel giorno al Tuo cospetto, Io, Incubo più vivido derubato del suo unico Amore A cui le ossa sono state strappate dalla schiena, Io ricorderò con rabbia. Sarà cosa necessaria, Come il mio tremare in resistenza, Come l'eredità della mia misericordia, E come il naturale diritto Di uomo Ad odiare. Io Ricordo Con rabbia