Chissà da quanto tempo che non ci parliamo Quanti chilometri abbiamo Messo dietro a queste ruote da quel che eravamo Chissà se ricordate il cielo che ci spartivamo Con le scarpe da calcio ed un pallone in mano Io ricordo certi flash Come dati da neuroni impazziti dell'hardware Come in linguaggio morse dallo strapiombo Quando Morfeo mescola le carte E mi canta di Marte con tono profondo Prima di dormire Apro occhi che non puoi capire E vedo certi mostri che potrei morire Ma a volte vedo voi, seduti nel cortile Spettinati da un febbrile vento d'aprile E sento l'odore dell'erba Enrico chiama palla e nessuno risponde Alberto che la passa a Diego Diego a Jonathan, palla in mezzo ora ho la porta di fronte E faccio ancora gol Sì, amici, siamo noi che corriamo dentro i campi del tempo Abbiamo gambe venate d'argento Poche domande nel grembo e il telefono spento Imprese che non hanno senso A farne le spese vestiti logori Dicono che un mese andasse lento lento Quando il paese era una metropoli L'Adige che corre dietro casa mia Un serpente d'acqua lo percorre lentamente lasciando una scia Decripto sereno, le chiome di un albero fitto In profili di persone picchiati nel cielo Profumi dentro serbatoi neurali Schiudono portali spazio-temporali E percorriamo strade verso vecchie case in canti funerari E il cuore dritto in gola in flussi antigravitazionali Nessun posto è come casa mia di allora, non casa mia di adesso Un altro punto dentro l'Universo, sarà che son diverso E i miei rifugi dietro ai mobili Non li attraverso più neanche di traverso Mezze vite come cuori dentro un tronco sano Spingono linfa verso le stelle di un cielo lontano Capita che a letto a volte tutto si arresta Ho la porta di fronte e parte uno spasmo dalla gamba destra E faccio gol Sì, amici, siamo noi che corriamo dentro i campi del tempo Abbiamo gambe venate d'argento Poche domande nel grembo e il telefono spento Imprese che non hanno senso A farne le spese vestiti logori Dicono che un mese andasse lento lento Quando il paese era una metropoli A pensare a tutto quello che è venuto dopo Ogni decade è un livello dentro il videogioco Il passato arde di fiamme nere come spiriti Che invoco oltre la porta tagliafuoco La sento calda ma non s'apre, è blindata È ferro ormai fuso chiuso a tripla mandata Ogni giornata è un metro che allontana Eterno viaggio nella carovana Da L'Avana a terra cambogiana Ora vivo a Bolo Un paese che ha troppi pochi occhi Per accorgersi che sono solo Guardo una gazza in volo, zitta Ha fatto un nido sopra gli abiti da bombarolo su in soffitta Camminando ho visto un campo e una porta di quelle piccole Quattro ragazzi dalle facce limpide Uno chiama palla e nessuno risponde L'altro mette in mezzo al bambino più basso Ora ha la porta di fronte Sì, amici come noi che corriamo dentro i campi del tempo Hanno gambe venate d'argento Poche domande nel grembo e il telefono spento Imprese che non hanno senso A farne le spese vestiti logori Sanno quanto un mese vada lento lento Dentro un paese come una metropoli Dovete annà a lavorà! Capito? Dovete annà a lavorà! Ecco Dovemo tutti lavorà! Dovemo tutti lavorà! Sta a dì che dovemo lavorà Bisogna annà a lavorà! Emo capito, emo capito Dovemo tutti lavorà! Dovemo tutti lavorà!