Ero già il più alto in terza elementare Quando le forche Erano solo oggetti strani nel sussidiario di scuola Le canne erano di bambù e le spade dei cavalieri "Te sta dentro, che qua fuori è un brutto mondo" Così diceva Accorsi in Radio Freccia Allora si mangiava prima il primo e poi il secondo Ad orari che ritroveremo solo tra quarant'anni Quando forse Quando forse avremo trovato un lavoro Quando ci saremo appassionati al vino costoso Alle tette piccole e fatte bene A San Remo Quando sarà capitato per caso un figlio Per caso, un figlio Un figlio a cui sapremo insegnare solo buona musica Quando gli canteremo a due voci com'è profondo il mare di Dalla Per farlo dormire Con tutte quelle parole che storpierai Che un giorno forse avrà la voglia di capire Digli che oggi non è il giorno che ti faceva paura ieri Come lo dicevo io a te Senza farmi sentire, senza farti ascoltare Che poi nelle mie canzoni lo capivi Che ti dicevo che guardavo la tua mano aprirsi e pensavo Non abbandonarla mai Quando ti ho conosciuta Era come se il tuo viso Mi fosse apparso tra quello di altre persone Ma la memoria lo avesse già lì, già pronto, già visto Per farlo apparire ai miei occhi in quel preciso momento Ed eccolo che arriva così distante Da farmi perdere in te E poi tutte le volte che mi dicevi che stavi male Che ti immaginavo urlare Che ti chiedevi "Chi cazzo sono?" "Che cazzo farò mai?" Io un giorno forse lo faccio un bambino E forse faccio un bambino, e forse ne faccio due E poi quando venivo sotto casa tua Eri sempre più felice di me Quando piovevano gocce grandi come i tuoi occhi I tuoi occhi spargisale Stelle comete e luci al neon I tuoi occhi che se volevi Ce li potevi leggere tutti i sogni che contenevano Uno per uno Nessuno che riguardasse me