Dio della tempesta, dio delle barche rotte Dio della speranza che brucia nella notte Dio della solitudine, dio della povertà Signore della pace e della dignità Ho quasi dieci anni, mi chiamano Ibrahim Non ho memoria di essere un bambino E dormo ad occhi aperti seduto sopra il mare Perché su queste acque non mi insegni a camminare? Padre nostro, padre nostro Perché stasera non ti riconosco? Coprimi bene gli occhi, non voglio più vedere Cancella tutti gli ordini, ammaina le bandiere Voglio inginocchiarmi in questa notte nera Per porgere un inchino, intonare una preghiera Pregare la natura che il cuore non si blocchi E il pianto poi si liberi a benedire gli occhi Dio dell'accoglienza, signore del conforto Dio di chi non è più vivo e non è ancora morto Dio degli invisibili, dio della compassione Dio con le braccia aperte, dio senza religione Dio delle vite fragili e dio dell'avventura Raccontami degli uomini tremanti di paura Fuggiti dalla fame, dall'urlo della guerra Per respirare aspettano l'odore della terra Padre nostro, padre nostro Insegnami a percorrere le vie che non conosco Insegnami a sorridere, a spalancare il cuore A respirare a fondo la ricchezza del dolore Ho solo dieci anni, mi chiamano Ibrahim Non ho memoria di essere un bambino E dormo ad occhi aperti, seduto sopra il mare Perché su queste acque ho imparato a camminare A camminare...