La notte in cui mi tolsi l'armatura Scopersi qualche ammaccatura Graffi superficiali Indolenziti i muscoli dorsali Ma piccoli problemi Capii di stare meglio senza freni Senza tante paure Né chiodi o serrature I movimenti, certo, un po' impacciati Dopo tanto legati Poi liberi e contenti Di tornare normali La notte in cui mi tolsi l'armatura Mi misi anche gli occhiali Sul naso di chi Non vede che qui È tutto l'opposto Di un mondo che è a posto Sul naso di chi Non vede che qui È pieno di chiodi E dice: "Che modi, che modi, che modi" E c'è pure quello che vede le stelle E dice: "Che stelle, che stalle, che stalle" E c'è suo fratello che vede una pelle E dice: "Che palle, che palle, che palle" E il loro cugino che non s'affatica Che non s'affatica nemmeno a parlare E parla che sembra Che sembra un giornale Stampato anche male Stampato anche male E poi conoscenti, amici e parenti Cognati ed affini Lontani e vicini Non fanno mai sforzi Non vanno mai avanti E sono contenti, contenti, contenti Felici di stare dentro l'armatura La vogliono dura, più dura, più dura Che no, non ci passi un po' di fantasia Che fa solo male Poi c'è nostra zia Che fa i rigatoni, -gatoni, -gatoni Che son tanto buoni, ma buoni, ma buoni Ci sono armature di tutti i colori Di tutte le forme, di tutti i valori Di mille misure, pesanti e leggere Son tutte armature Son tutte armature E se c'è qualcuno che muove il suo labbro E tenta d'uscire Gli mandano un fabbro Ed ecco che arriva, mi stringe una mano In un guanto di ferro, mi serra anche l'ano E poi chiede aiuto ad un certo Guglielmo Mi tengono fermo, mi fissano l'elmo Abbassan pian piano La nera celata La bocca la voglion Tappata, tappata Tappata, tappata Tappata, tappata