Una pagoda che si gonfia piano piano Un pellicano dalle penne blu Si gonfia piano piano, par che scoppi Tu chiudi gli occhi e non ci pensi più Cresce il progresso, cresce l'oppressione Ti aggrappi ad un ricordo, a un'illusione Fatta anche di pagode e pellicani Da mangiarsi le mani, da mangiarsi le mani Non c'è nessuno che protesta se Ti si spegne nella testa se Ti si spegne sulla bocca ogni fantasia molesta Perché non serve per il pane Allora mille affilate lame Ti si piantano nel cervello Ti taglian questo, quest'altro e quello Per poi lasciarti senza pensieri E vivi oggi, domani e ieri Come se fossero giorni uguali Vogliono un mondo tutto pari E se sei dispari non conviene Ed è per questo che voglio bene Alla pagoda, al mio pellicano Che è poi lo stesso che dire amo Amo le strade, anche quelle storte Purché mi portin via dalla morte Strade in discesa, in salita, in piano Strade in cui veda il mio pellicano Strade in cui veda il mio pellicano Strade in cui veda il mio pellicano Una pagoda che si sgonfia piano piano Un pellicano che non c'è più Si sgonfia piano piano ed è rimasta Solo una lastra di asfalto blu Una allegra melodia Il vostro canto funebre sarà Una dolce litania I vostri funerali per le strade accompagnerà I carri armati coi soldati Gli operai con gli studenti, tanti E i contadini, donne, uomini, bambini Per le strade, nelle piazze, nei pochissimi giardini Che imbiancati fino a ieri ora esplodano di colori, fiori Dalle bocche dei cannoni di quei mazzi cingolati Che, guidati dal soldati, ora sembrano trattori Pori della pelle dilatati che respirano di nuovo Le narici si riempiono di odori Mari di persone, le bandiere come vele Fischia il vento da lontano, si fa grande il pellicano Nelle ali ci raccoglie tutti quanti, ci trasporta oltre le soglie Di un paese che le voglie Dei compagni, in tanti anni, Hanno abbellito, costruito e quegli affanni Se l'è inghiottita e vola via lontano Quel pellicano dalle penne blu Si gonfia, gonfia, gonfia, par che scoppi